Yijing e sincronicità

Il “Libro dei mutamenti“, in cinese Yijing (si pronuncia “igin”) (secondo il sistema di trascrizione pinyin, adottato ufficialmente dalla Repubblica Popolare Cinese; I Ching nel sistema di trascrizione Wade Giles), uno dei capolavori della letteratura mondiale, ebbe origine probabilmente intorno al 1000 a.C.
NON È UN OROSCOPO, NON È UN GIOCO; anche il termine oracolo (il responso che davano gli dei nell’antichità classica) è fuorviante perché è chi consulta che si deve porre in una dimensione di ascolto intuitivo di ciò che dice ogni esagramma: consigli derivati da una millenaria saggezza, spunti di riflessione e indicazioni necessarie per agire conformemente alle esigenze della situazione. Sarà la persona stessa ad avere la responsabilità di cogliere il messaggio nella sua essenza, senza fraintendimenti, e utilizzarlo per promuovere la crescita e il cambiamento nella propria vita e per accedere a una più profonda comprensione spirituale.
Il testo si esprime attraverso 64 esagrammi composti da linee intere o spezzate che rappresentano le due polarità del mondo manifesto: la forza chiara, celeste, attiva, yang, e quella oscura, terrena, ricettiva, yin. I due tipi di linea formano i sei trigrammi fondamentali; due trigrammi sovrapposti formano 64 esagrammi. L’idea fondamentale è quella che tutto è in continuo mutamento. Ognuna delle linee di ciascun esagramma rappresenta gli stati del mutamento di una situazione sul piano cosmico, sempre sottilmente connessa con la realtà individuale. Per ogni situazione esiste un’azione appropriata, c’è un modo di agire giusto che reca fortuna e uno sbagliato che porta sciagura. La realtà è una scelta tra infinite possibilità e le persone “nobili” (moralmente e spiritualmente) sanno riconoscere i “germi”, sanno cioè comprendere la dinamica delle situazioni e sono quindi in grado di indirizzare consapevolmente la loro vita. «Confucio dice: “Conoscere i germi, questo è certamente divino. Il nobile non è servile nei rapporti verso l’alto, non è presuntuoso verso coloro che stanno in basso. Egli conosce bene i germi. I germi sono il primo impercettibile inizio del moto, sono ciò che della salute (e della sciagura) si mostra per primo. Il nobile vede i germi ed agisce subito. Egli non aspetta un giorno intero”.» (WILHELM R., I king, da “Il Grande Commentario” di Zhuan, esagramma 16, pag 120)

È proprio sulla profonda corrispondenza esistente tra macro e microcosmo, tra visibile e invisibile che è basata la funzione “divinatoria” o predittiva dell’Yijing. Nella prefazione della traduzione di Richard Wilhelm del 1948, lo psicologo svizzero Carl JUNG approfondisce i motivi per cui aveva maturato la propria posizione riguardo al principio di causalità ponendo così le basi che avrebbero in seguito costituito l’essenza della teoria della Sincronicità del 1952. Il termine venne introdotto per descrivere una connessione fra eventi psichici ed esterni o oggettivi, che avvengono in modo sincrono, cioè nello stesso tempo, e tra i quali non vi è una relazione di causa/effetto, ma una evidente comunanza di significato. La sincronicità è relativa quindi alle “coincidenze significative”. Jung distingue la sincronicità dal mero sincronismo degli eventi che accadono simultaneamente, ma senza alcuna connessione di significato. Jung aveva indagato il parallelismo tra fisica e psicologia del profondo e in particolare sulla relatività delle categorie di spazio e di tempo, aveva definito i concetti di archetipo e di inconscio collettivo. L’incontro tra Jung e il fisico Pauli generò il “quarto escluso” dalla triade della fisica classica: tempo, spazio e causalità, cui venne dato il nome di sincronicità. In analogia alla causalità che agisce in direzione della progressione del tempo e mette in connessione due fenomeni che accadono nello stesso spazio in tempi diversi, venne ipotizzata l’esistenza di un principio che mette in connessione due fenomeni che accadono nello stesso tempo, ma in spazi diversi. Nel 1952 Jung e Pauli pubblicarono due saggi nel volume Naturerklärung und Psyche; quello di Jung era intitolato Sincronicità come principio di nessi acausali. Nella prefazione del saggio scrive: «[la sincronicità è] un tentativo di porre i termini del problema in modo che, se non tutti, almeno molti dei suoi aspetti e rapporti diventino visibili e, almeno spero, si apra una strada verso una regione ancora oscura, ma di grande importanza per quanto riguarda la nostra concezione del mondo.»
Attualmente gli sviluppi di settori di avanguardia della fisica moderna, la meccanica quantistica, la nuova cosmologia, la teoria del caos, delle superstringhe, della possibilità di definire in termini matematici l’universo conosciuto come multiverso (un insieme di universi coesistenti e alternativi al di fuori del nostro spazio-tempo, spesso denominati “dimensioni parallele”), si sono sviluppati nuovi filoni di indagine sulla sincronicità e le concrete connessioni fra fisica e psiche che per primo Jung aveva ipotizzato come ponte tra il mondo scientifico (la dimostrazione di teorie attraverso l’osservazione empirica e clinica) e quello psichico (i sogni premonitori, l’immaginazione mitopoietica ecc.).
Per Jung i simboli e gli archetipi a essi correlati sono patrimonio comune di tutti gli individui essendoci a priori un bacino di conoscenza, contenente ogni informazione, a cui poter accedere liberamente in qualsiasi momento. Queste informazioni sono trasmesse all’umanità dai simboli che hanno il compito di rappresentarle: «Il popolo cinese possiede una “scienza” che trova proprio ne Yijing il suo standard-work. Il principio di tale scienza, come molte altre cose in Cina, è oltremodo diverso da quello su cui invece è impostata la nostra.»
L’Yijing, pur nella sua semplicità, (linea intera e linea spezzata che formano sei trigrammi fondamentali; due trigrammi sovrapposti formano i 64 esagrammi) è uno schema numerico raffinatissimo, che oggi matematici e scienziati stanno studiando e ne hanno scoperto sorprendenti analogie con la struttura del DNA.

Molte sono le traduzioni in italiano, nelle quali si possono trovare redazioni molto differenti dei significati degli esagrammi: ciò è dovuto alla difficoltà e alla polisemia della lingua cinese e all’antichità del testo; ma se si usa una mente attenta, si intuisce comunque ciò che l’Yijing vuol dire nel momento in cui lo si consulta.
WILHELM R., I king. (Il libro dei mutamenti). Casa Editrice Astrolabio-Ubaldini, Roma 1949 (la “storica” traduzione con la prefazione di Jung)
BIANCHI A., I ching: il libro dei mutamenti, Gribaudo, Milano 2004
BLOFELD J., Il Libro della Mutazione, Mondadori, Milano 1975-1980
DOUGLAS A., Come consultare I Ching, Rizzoli, Milano 1988
FFARRINGTON HOOK D., I King e voi, Astrolabio Ubaldini, Roma 1977 (testo teorico sugli esagrammi)
JUDICA CORDIGLIA E., I Ching : il libro degli oracoli cinesi, Edizioni mediterranee, Roma 1982
MARIANI P.; MEANTI P, I Ching, Mursia, Milano1998
MELDI D.; BERGAMINO D., I Ching, il libro dei mutamenti, Edicart, Legnano MI 1998
REIFLER S. I Ching, SIAD, Milano 1977
RISEMAN T., Introduzione a I Ching, Armenia, Milano 1980
SABBADINI A.S., I Ching. Il Libro dei Mutamenti, UTET, Torino 1997; Urra, Milano 2011
SHIMA M., L’I Ching della Medicina, Il punto d’incontro, Vicenza 2001 (gli esagrammi riferiti a diagnosi e prevenzione)
YUAN HUAQING, I Ching : il libro della mutazione, A. Vallardi, Milano 1993 (manuale tascabile con bei disegni)

Consigliamo di usare un testo cartaceo, che favorisce la concentrazione, ma se si volesse consultare on-line, ci sono varie possibilità: sito consultabile liberamente: www.tundra.it ; siti che richiedono la registrazione: www.i-ching.it e www.zenhome.it

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