Global Hunger Index (GHI) o INDICE MONDIALE DELLA FAME

Il rapporto GHI o INDICE MONDIALE DELLA FAME del 2014, realizzato da Welthungerhilfe e Concern Worldwide, è reperibile su: www.ifpri.org
Puoi leggere il  RAPPORTO GHI in italiano_2014

La situazione è sintetizzata nella cartina sotto.

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Puoi confrontare con il Rapporto_GHI in italiano_2013

Nel Rapporto GHI_in Italiano 2012  era analizza la situazione in oltre 120 Stati, 20 dei quali hanno un Indice di Fame allarmante; tra essi: Burundi, Eritrea e Haiti nei quali il 50% della popolazione è denutrito. Sebbene l’Indice della fame sia diminuito (dai 19,8 punti del 1990 ai 14,7 del 2012), l’Africa Sub-sahariana e l’Asia Meridionale mantengono valori elevati con 22,5 e 20,7 punti.
Il rapporto 2012 si occupa della scarsità delle risorse destinate alla produzione di cibo: terra, acqua ed energia. Il suolo coltivabile è diventato un bene così prezioso che viene affittato, specie in Africa, per produrre beni destinati all’esportazione. Questo “accaparramento delle terre” negli ultimi dieci anni ha coinvolto una superficie pari a sette volte quella dell’Italia e, per la maggior parte in Paesi con alti livelli di denutrizione. Il 55% dei suoli affittati viene destinato a colture per biocarburanti, sottraendo terra alla produzione di cibo.
Siccità, alluvioni e degrado dei terreni minacciano l’agricoltura di molti Stati. L’aumento del costo dell’energia concorre ad aumentare i prezzi di fertilizzanti, sistemi di irrigazione ecc.
La domanda: “la Terra basta per tutti?” avrà una risposta positiva solo se “miglioreranno significativamente l’accesso al cibo, a fonti di energia moderne e all’acqua potabile; il degrado ambientale sarà fermato e verrà innescato un processo di rafforzamento degli ecosistemi”.

Utile anche la lettura del Rapporto GHI in italiano 2011 in cui si rileva che : “negli ultimi anni i mercati alimentari mondiali sono stati caratterizzati da un aumento dei prezzi e della volatilità che dipendono da tre ragioni principali: la crescita dell’uso di colture alimentari per i biocarburanti; eventi meteorologici estremi e cambiamenti climatici; e aumento del volume di scambi dei futures (contratti a termine) delle materie prime. Questi fattori sono esacerbati dall’alta concentrazione dei mercati di esportazione, che ha determinato una dipendenza degli importatori mondiali di alimenti di base da pochi paesi. È importante affrontare le cause della volatilità dei prezzi alimentari rivedendo le politiche sui biocarburanti, regolando l’attività finanziaria nei mercati alimentari e adattandosi ai cambiamenti climatici mitigandone gli effetti. È inoltre di vitale importanza costituire riserve alimentari e condividere informazioni sui mercati alimentari. Per accrescere la capacità di resistere ai cambiamenti dei prezzi alimentari, è fondamentale rafforzare i sistemi di protezione sociale, migliorare la preparazione alle emergenze, investire nell’agricoltura sostenibile su piccola scala, migliorare le opportunità di sostentamento per la popolazione povera sia rurale che urbana, e potenziare l’offerta di servizi di base come l’istruzione, la sanità e i servizi igienico-sanitari.” Tratto da http://www.ifpri.org/node/8047.

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